"In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? [...]
E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui [...]
Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:
«La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?»."
(dalla liturgia del giorno, Gv 7, 40-53)
In teoria, è tutto semplice e chiaro. C’è quello che si vede dall’esterno e quello che chiunque è capace di raccontare, commentare, criticare, elogiare; c’è quello che non si discute – perché non si può mica rimettere sempre in discussione tutto – e quello che ci rassicura – perché è meglio trovare un terreno d’intesa, invece, che incaponirsi a negare la razionalità della realtà.
Nella vita, però, c’è anche – e forse soprattutto – ALTRO.
C’è il lato nascosto delle persone e delle cose. Tutto quello che non si vede e che non si riesce a decifrare se ci limita solo all’apparenza e ci si accontenta del “si dice”.
Tutto quello che avremmo voluto fare, dire, sentire, vivere, sperare, realizzare e che, invece, non siamo mai stati capaci di fare, dire, sentire, vivere, sperare, realizzare. Tutto quello che ci determina e ci sostiene. Anche se noi stessi non siamo capaci di rendercene conto o di ammetterlo, anche semplicemente perché, ammetterlo, significherebbe fare a pezzi quella maschera mostruosa che ci mettiamo addosso ogni giorno quando usciamo di casa la mattina, quella verità che - come diceva André Malraux - è fatta sempre e solo da ciò che ognuno di noi nasconde, non solo agli altri, ma anche a se stesso. Forse perché la verità non è mai accessibile, meno che mai a chi la cerca disperatamente attraverso la logica.
Quando si cercano le parole per spiegare i lati nascosti della nostra realtà – che poi è sempre e solo il mistero di ciò che ci tiene in piedi – il pensiero balbetta e perde il filo. Soprattutto quando ci si avventura nell’oscuro mondo del proprio passato, alla ricerca di quel momento particolare, di quel punto in cui tutto sarebbe cominciato. E che ci si rende conto che si è confrontati ad un segreto, a qualcosa che non scopriremo mai. È allora che la realtà ci sommerge con i suoi lati oscuri. Perché si capisce che il passato non passa mai, che alcuni errori si pagano per sempre, che talvolta non resta altro che l’accettazione: l’accettazione del fatto che non sapremo mai fino in fondo chi siamo veramente e che cosa desideriamo… (Michela Marzano)
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