Paura e fiducia

"Tu mi liberi, Signore, dall’ira dei miei nemici. 

Tu mi innalzi sopra i miei avversari, 

e mi salvi dall’uomo violento". (dalla liturgia del giorno; Sal 18,48-49)

 

"Perchè in un momento o l'altro della vita, proviamo tutti la paura dell'altro, di noi stessi, del mondo? Che cos'è la paura?

Da un punto di vista molto generale e semplice, semplicistico addirittura, la paura è un sentimento, un'emozione ... la sensazione di essere difronte ad un pericolo.

Se si ha la "sensazione" di essere difronte ad un pericolo, si ha paura. Punto e basta. Il che non vuol dire che la paura sia sempre e solo negativa.

Solo che - molte volte - la paura può finire con il paralizzarci: invece, di permetterci di individuare le nostre risorse interne e di cercare in noi l'energia necessaria ad affrontare il pericolo, la paura ci blocca e ci impedisce di capire a cosa quel pericolo rinvii.

Scriveva Montagne: «Talvolta, la paura ci permette quasi di volare» - cioè ci permette di ricorrere alle energie e alle risorse interne - « talvolta, ci inchioda i piedi al suolo e ci impedisce di muoverci». Ci paralizza.

E perchè è così difficile affrontare la paura? 

Forse perchè la paura ha sempre le proprie radici nel nostro passato, nell'infanzia. Basta pensarci un attimo, ed ecco che rintracciamo tutte le nostre paure infantili: la paura del buio, tanto per cominciare, e dei mostri che la abitano; la paura di perdere le persone intorno a noi, chi ci rassicurava e ci consolava; la paura dello sguardo degli adulti e del loro giudizio su di noi; la paura di non essere all'altezza delle aspettative altrui.

Queste paure non invecchiano mai. Al contrario. Soprattutto se non le si affronta. Anche quando non si è più bambini.

E' lì che affonda le radici la nostra paura dell'alterità e dell'Altro ... nel buio che ci circondava alla notte, quando eravamo soli, ma anche nell'angoscia profonda della perdita di chi amavamo, di chi in fondo ci permetteva di sopravvivere in tutti i sensi ...

Questa paura del buio e della perdita ce la portiamo sempre dietro.

E l'Altro fa paura quando - proprio perchè "altro"- potrebbe ad un certo punto scomparire, non essere più là, accanto a noi.

Esattamente come ci portiamo dentro la paura del giudizio dell'altro ... non solo -dunque di perderlo - ma di non essere all'altezza delle sue aspettative. 

Come fare a non avere paura? Come imparare ad accettare l'alterità, Essere "altro" rispetto a quello che i nostri genitori pretendevano che fossimo, rispetto a quello che oggi le persone pretendono che siamo. Quando si ha paura del giudizio altrui, l'altro non può essere che una minaccia.

Dietro le nostre paure c'è sempre - dunque - la figura dell'alterità, anche se poi questa - di volta in volta - è differente.

Dietro la paura del buio, c'è l'alterità minacciosa, tutto ciò che non si conosce; dietro la paura di perdere una persona, c'è l'alterità del nostro desiderio di colui o colei che vogliamo e che non può lasciarci. Dietro la para del giudizio altrui, c'è l'alterità dell'autorità che ci giudica e la paura di non essere all'altezza....

Ma c'è poi un ultimo tipo di paura: è quella che emerge all'interno di sè, piano piano che si cresce, e che ci svela "altro" rispetto a ciò cui siamo abituati. Quell' "altro" si manifesta nel momento stesso in cui ci guardiamo allo specchio ... E' la paura di essere diversi rispetto a quanto pensavamo di essere. Come sopportare in noi questo estraneo? Come imparare a conoscerlo? Come imparare a convivere con questa alterità che spesso ci portiamo dentro?

Dietro tutte le nostre paure e dietro tutte queste alterità in fondo c'è - in una sola frase - TUTTO CIO' CHE SFUGGE AL NOSTRO CONTROLLO ... è questo che non accettiamo e ci spaventa ...

Occorre fermarsi, fare un profondo respiro...

E imparare piano piano ad accogliere, lasciare andare, DONARE PROFONDA FIDUCIA a noi stessi e agli altri .. è questo il segreto per crescere e convivere con ciò che è altro da noi, con gli altri, con ciò che dentro e fuori di noi ci spaventa." (liberamente tratto da "Cosa fare delle nostre ferite?" di Michela Marzano)

 

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